Mobilità elettrica

9/17/2024
 1 min

Tutto ciò che c’è da sapere sulla gestione di una flotta elettrificata

Introduzione

Quello della transizione della flotta all’elettrico è un trend di grande tendenza, oggi. Molte aziende avvertono la necessità e la volontà di ridurre le loro emissioni di CO2 e l’elettrificazione della flotta è un approdo estremamente efficace:

  • per abbracciare una filosofia più green,
  • per guadagnare in termini di immagine,
  • per agire nell’ottica della svolta ecologica auspicata dal piano del Green Deal europeo che prevede «zero emissioni nette entro il 2035».

Questo passaggio è quindi un argomento-chiave che non può che farsi, via via, sempre più rilevante. Com’è naturale, l’elettrificazione della flotta rappresenta, per l’azienda, una sfida nuova e molto significativa, i cui punti cardine riguardano:

  • l’installazione di infrastrutture di ricarica,
  • la scelta del tipo di veicoli per implementare il proprio parco auto,
  • la sicurezza e la manutenzione delle vetture a basse o bassissime emissioni,
  • la gestione di una flotta di tipo nuovo,
  • la modifica della Car Policy aziendale in funzione del nuovo tipo di veicoli.

Vediamo allora, in dettaglio, ogni aspetto legato alla mobilità elettrica.

La transizione all’elettrico della flotta aziendale

La transizione della flotta aziendale all’elettrico è, senza dubbio, un punto di fondamentale importanza, soprattutto guardando al futuro:

  • porta all’azienda un ottimo ritorno in termini di prestigio e sostiene l’ambiente, sia a livello di inquinamento ambientale che acustico, che vengono notevolmente ridotti.
  • Nonostante i prezzi dei veicoli siano ancora molto elevati (si attendono incentivi anche per le aziende in questo senso, nel nostro Paese), è comunque possibile un significativo contenimento dei costi a livello di rifornimento e di manutenzione.
  • Installare le proprie colonnine di ricarica (con bonus, questa volta), inoltre, consente di avere sempre a disposizione punti di “rifornimento”, in attesa che la rete di infrastrutture di ricarica in Italia si faccia più nutrita.
  • L’autonomia delle vetture elettriche non è infatti altissima, ma per le aziende che compiono principalmente spostamenti cittadini, è l’ideale. Qualora ci sia necessità di percorrere tratte lunghe, è bene pianificare per tempo il viaggio e il percorso, così da individuare, in anticipo, i punti di ricarica.

I vantaggi del passaggio all’elettrico della flotta

La tendenza, per le auto a motore endotermico, sarà quella di sparire dal mercato, perciò vediamo quali siano i vantaggi principali della transizione all’elettrico:

  • Emissioni di CO2 ridotte/azzerate: con l’elettrificazione della flotta, ci si pone in linea con il Green Deal europeo e si contribuisce dunque alla sensibile diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
  • Ritorno in termini di immagine: le aziende che sposano la causa ecologica e si impegnano nella transizione all’elettrico della propria flotta hanno un riscontro molto positivo in termini di immagine, acquisiscono infatti prestigio tanto a livello nazionale, quanto internazionale.
  • Vantaggi nella circolazione cittadina: le auto elettriche usufruiscono gratuitamente dei parcheggi con strisce blu e possono circolare liberamente nelle Ztl e nei centri storici, così da ridurre ulteriormente i costi per l’azienda.
  • Contenimento dei costi per il rifornimento: la ricarica elettrica costa sensibilmente meno rispetto al rifornimento con benzina/diesel. Questo consente un significativo contenimento dei costi per l’azienda.
  • Contenimento dei costi per la manutenzione: i veicoli totalmente elettrici necessitano di minor cura e consentono di risparmiare in maniera considerevole. Questo, principalmente, perché – come esplicitato con estrema chiarezza e sintesi nello studio condotto da Motus-E – «meno cose ci sono in un motore, meno cose si possono rompere.», e i motori delle vetture elettriche possiedono sino all’80% in meno di componenti rispetto a quelle a gasolio/benzina.
  • Incentivi sull’acquisto delle colonnine di ricarica: Sono 90 i milioni di euro stanziati dal Governo e dal Ministero della Transizione Ecologica per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture e punti di ricarica per auto elettriche: si tratta del «Bonus Colonnine Elettriche» (gestito dalla società Invitalia), che prevede un contributo statale a fondo perduto del 40% (Decreto del Ministero della Transizione Ecologica del 25 agosto 2021). Quest’iniziativa è dedicata ad aziende, enti pubblici, e privati che svolgono attività commerciali (quindi: persone fisiche che esercitano attività commerciali, artistiche e professionali e persone soggette all’imposta sul reddito delle società – IRES).
  • Comfort alla guida: un aspetto che potrebbe incontrare il favore dei dipendenti. Le auto elettriche sono infatti molto confortevoli grazie alla loro silenziosità estrema e alla loto fluidità nella guida.
  • Accelerazione vivace: altro punto interessante per i dipendenti, la prontezza di questi veicoli nella reazione all’accelerazione dovuta alla coppia nel motore, che è maggiore rispetto a quella delle endotermiche.
  • Inquinamento acustico ridotto: grazie alla particolare silenziosità di questi veicoli, anche l’inquinamento acustico si riduce considerevolmente.

Le fasi della transizione

Il processo di transizione, in genere, si articola in quattro fasi:

  • I. Valutazione: dei costi, dei veicoli da sostituire/integrare, e delle infrastrutture di ricarica da inserire o da trovare nelle vicinanze.
  • II.  Passaggio graduale: con sostituzione iniziale di un piccolo numero di vetture e un test che valuti i risvolti in base alle previsioni fatte.
  • III. Analisi dell’impatto: per la quale si terrà conto del riscontro degli autisti e si analizzeranno i dati relativi ai nuovi veicoli elettrici (costi e risparmio), se possibile, grazie al supporto di un software di gestione che aiuti nel raccogliere, selezionare, reperire e analizzare in automatico tutte le informazioni necessarie.
  • IV. Espansione: transizione totale della flotta all’elettrico, o della parte necessaria.

Gestione di una flotta parzialmente o totalmente elettrificata

La gestione di una flotta elettrificata (del tutto o parzialmente) non è tanto differente da quella di una flotta tradizionale, richiede:

  • la gestione efficiente dei dati (se possibile attraverso un software),
  • il controllo dei costi,
  • la gestione delle fatture,
  • una car/mobilty policy efficace e sempre aggiornata,
  • gli aggiornamenti normativi sulla responsabilità del titolare,
  • la formazione dei conducenti.
  • In più, necessita del controllo su nuove voci di costo, come le strutture di ricarica.

Le strutture di ricarica

Prima di sviluppare stazioni di ricarica aziendali, il fleet manager dovrà tener conto di alcuni aspetti determinanti:

  • quanti veicoli elettrici siano presenti nella flotta,
  • l’eventualità di aumentare tale numero,
  • chi userebbe le stazioni di ricarica, quando e quanto a lungo,
  • quanti veicoli sarebbe opportuno che fossero caricati contemporaneamente,
  • quali vantaggi comporterebbe l’installazione di questi punti di ricarica.

Adeguamento della mobility policy

Il fleet manager, in linea con le linee strategiche aziendali, dovrà, in caso di transizione all’elettrico della flotta, adeguare anche la mobility policy aziendale, inserendovi la e-mobility e quindi tenendo in considerazione:

  • i costi, le strategie e l’impatto green dell’azienda (prendendo in esame, ad esempio, i limiti di CO2 e la quantità di veicoli elettrici introdotti, per evitare di cadere nel cosiddetto greenwhashing);
  • i costi totali (acquisto o approvvigionamento, assicurazione, carburante, tasse, manutenzione, carburante, …);
  • l’introduzione di infrastrutture di ricarica dell’azienda (tenendo conto della gestione dell’energia, della tecnologia, degli spazi necessari, così che non tutti i punti di ricarica siano sempre occupati, ma ne resti qualcuno libero per emergenza e per utenti esterni);
  • il sistema di fatturazione e le carte di ricarica (così da raccogliere tutti i dati relativi al rifornimento in automatico);
  • i profili di guida (prestando attenzione: alle preferenze personali, agli aspetti fiscali e alle opzioni di ricarica legate ai conducenti; alle restrizioni alla guida, com le Ztl ; all’utilizzo dei veicoli, urbano o extraurbano);
  • le condizioni generali (la possibilità di ricarica presso il domicilio del dipendente; l’uso corretto e l’ispezione dei veicoli).

Possibili errori da evitare in fase di transizione

Affinché la transizione all’elettrico risulti efficace, è bene dunque che il fleet manager presti attenzione ad alcuni punti fondamentali:

  • l’inserimento della e-mobility nella mobility policy aziendale;
  • il chiarimento delle modalità di pagamento della ricarica;
  • l’installazione di punti di ricarica in azienda;
  • l’esecuzione della valutazione dei rischi in conformità con la legge sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro;
  • la formazione dei conducenti;
  • la conservazione delle schede dei dati sulla sicurezza di ciascun veicolo.

Il supporto di Avrios in questa importante fase di passaggio

L’utilizzo di un software di gestione come riduce considerevolmente l’impiego in termini di tempo e semplifica la gestione. Grazie alla digitalizzazione e alle possibilità che offre, per esempio, una soluzione cloud accessibile da più postazioni contemporaneamente, i fleet manager hanno una visione d’insieme e il controllo della flotta in ogni momento.

Importanti funzioni del softwaredi Avrios:

  • registrazione completamente automatica delle fatture, delle carte di ricarica, del carburante, dei consumi, e dell’assegnazione dei veicoli ai conducenti;
  • cruscotto green e calcolatore di CO2;
  • reportistica in tempo reale;
  • gestione digitale dei sinistri via app o grazie alla hotline 24/7, ottenendo l’approvazione dell’assicurazione e del leasing, fino alla riparazione;
  • promemoria automatico degli appuntamenti;
  • controllo della conformità con i controlli elettronici della patente di guida e dei regolamenti sulla prevenzione degli incidenti;
  • gestione fluida e intelligente dei veicoli della flotta con il software di car-sharing aziendale.

Un software personalizzato, dunque, semplifica la gestione della flotta e riduce l’impiego di tempo

Ogni flotta è diversa. Per questo motivo Avrios offre tre pacchetti di software su misura per le vostre esigenze:

  • la versione base di Avrios è gratuita, sostituisce i fogli di calcolo Excel ed è il primo passo verso la digitalizzazione della flotta.
  • Con il pacchetto Pro, è possibile controllare e ridurre i costi della flotta in modo molto efficace.
  • Il pacchetto Enterprise è perfetto per le esigenze individuali di ogni flotta. In questo modo, le aziende possono servirsi della struttura informatica specifica di Avrios e sfruttarne tutte le interfacce.
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Installare stazioni di ricarica in azienda

Il passaggio all’elettrico della flotta aziendale permette:

  • un significativo risparmio a livello energetico,
  • una diminuzione consistente nelle emissioni di CO2, a tutela dell’ambiente.

I propri veicoli hanno la possibilità di circolare nelle ZTL e nei centri storici senza limitazioni e l’azienda – come abbiamo visto – acquista notevole prestigio a livello d’immagine, tanto in ambito nazionale, quanto internazionale.

Parallelamente alla transizione, si pone però la questione sui punti di ricarica:

  • ha senso installarne in azienda?
  • Quale tipologia preferire?
  • Quanto costano?
  • Ci sono agevolazioni per le imprese?

I vantaggi dell’installazione di stazioni di ricarica in azienda

Avere stazioni di ricarica in azienda riduce sensibilmente i costi di gestione, di manutenzione e di rifornimento della propria flotta.
Le stazioni, inoltre, possono essere messe a disposizione dei clienti (servizio assai raro, dunque estremamente appetibile per chi è già passato all’elettrico), il che comporta una fortissima valorizzazione della propria immagine.
Infine, porre una o più colonnine in uno spazio proprio – e nelle infrastrutture, in punti strategici – spalanca nuove prospettive di business: si viene infatti inseriti in app e mappe che si occupano di tracciare le stazioni di ricarica (e agevolano prenotazione e pagamento) e si sfruttano queste piattaforme per incrementare la propria visibilità, nonché offrire questo servizio anche a clienti occasionali (che possono poi fidelizzarsi).

Le tipologie dei punti di ricarica

Esistono, anzitutto (come evidenziato da Arera, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), quattro tipologie di ricarica, a seconda della potenza/velocità d’erogazione:

  • lenta o slow, per ricariche fino a 7,4 kW;
  • accelerata o quick, per ricariche fino a 22 kW;
  • veloce o fast, per ricariche fino a 50 kW;
  • ultra-veloce o ultra-fast, per ricariche oltre i 50 kW.

Queste quattro tipologie si concretizzano in due soluzioni principali: wallbox e colonnine.

  • Le wallbox sono caricatori elettrici installati nel muro, funzionano a corrente alternata (AC) e hanno potenza minore. Appartengono dunque alla tipologia slow e quick (7-22 kW) e rappresentano la soluzione migliore a livello domestico e per le piccole e medie imprese.
  • Le colonnine, invece, sono caricatori inseriti in soluzioni verticali fissate al pavimento (pali), funzionano a corrente continua (DC) e hanno potenza maggiore. Appartengono alla tipologia fast e ultra-fast (23-50 kW e oltre). Le colonnine fast sono generalmente scelte dalle grandi aziende, dagli esercizi commerciali e dalle pubbliche amministrazioni, mentre le colonnine ultra-fast, molto ingombranti e costose, si trovano per lo più sulle autostrade e negli snodi extra-urbani.
    (Un’ulteriore soluzione per le grandi aziende che volessero elettrificare la propria flotta potrebbe essere, anziché l’installazione di una sola colonnina fast, quella di più wallbox quick, al fine di ricaricare diversi veicoli contemporaneamente).

Costi di acquisto e installazione

Arera propone una lista chiarissima ed estremamente dettagliata dei costi:

  • per i dispositivi di ricarica lenta/slow (fino a 7,4 kW) la spesa media per l’acquisto e l’installazione di una wallbox si pone tra i 900 € e i 1.500 €, per un valore medio approssimativo di 1.200 € IVA inclusa.
    (Esistono anche soluzioni low-cost da 700 € e soluzioni top di gamma da 1.700 € e oltre).
  • Per i dispositivi a ricarica accelerata/quick (fino a 22 kW) i prodotti base (monopresa, con potenza di 11 kW e senza alcun meccanismo di autenticazione, né connessione internet) possono avere prezzi di poco superiori a quelli del segmento precedente, compresi tra 700 e 1.300 € + IVA.
    Per una colonnina con due punti di ricarica, ciascuno da 22 kW, i prezzi oscillano nell’intervallo tra 2.000 e 4.000 € + IVA (con funzionalità base i prezzi sono ridotti fino a 800-1.000 € + IVA).
  • Per i dispositivi per ricarica veloce/fast (fino a 50 kW) la colonnina ha un costo compreso tra 22.000 e 29.000 € + IVA, ma esistono dispositivi meno prestazionali, anche se interessanti (come wallbox con una sola presa da 30 kW a 7.500 € + IVA o colonnine da 24 kW, i cui prezzi possono variare tra 12.000 €, monopresa, e 19.000 € + IVA).
  • I dispositivi per ricarica ultra-veloce/ultra-Fast (oltre 50 kW) sono i più costosi.
    Per quelli compresi tra 60 e 150 kW, i prezzi variano tra 26.000 e 40.000 € + IVA, crescenti con la potenza erogata. Per i dispositivi di potenza compresa tra 150 e 350 kW, i prezzi variano tra 54.000 e 80.000 € + IVA, crescenti con la potenza erogata.

Agevolazioni

Sono 90 i milioni di euro stanziati dal Governo e dal Ministero della Transizione Ecologica per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture e punti di ricarica per auto elettriche: si tratta del «Bonus Colonnine Elettriche» (gestito dalla società Invitalia), che prevede un contributo statale a fondo perduto del 40% (Decreto del Ministero della Transizione Ecologica del 25 agosto 2021).
Quest’iniziativa è dedicata ad aziende, enti pubblici, e privati che svolgono attività commerciali (quindi: persone fisiche che esercitano attività commerciali, artistiche e professionali e persone soggette all’imposta sul reddito delle società – IRES).
Ogni richiedente può presentare una sola domanda.
Il denaro messo a disposizione dal Governo è così distribuito: l’80% è destinato alle imprese che vogliono eseguire interventi di valore inferiore a 375.000 euro; il 10% agli interventi di cifra superiore; e il restante 10% alle persone fisiche nell’esercizio di attività di impresa.

Stazioni di ricarica per auto elettriche
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Installare stazioni di ricarica per auto elettriche in azienda
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La sicurezza e la manutenzione delle auto elettriche

Quanto sono sicure le auto elettriche rispetto a quelle con motore endotermico?

Quanto costa la loro manutenzione?

Caratteristiche legate alla sicurezza delle auto elettriche

  • A parità di modello, per via della presenza delle batterie al litio nella parte bassa del mezzo, il peso di un veicolo elettrico è molto più elevato (circa 300 kg) rispetto a quello della versione endotermica e il suo baricentro è notevolmente più basso.  Questo gli conferisce una maggior stabilità e una minor tendenza al ribaltamento.
  • Inoltre, l’auto elettrica richiede al conducente uno stile di guida molto oculato e misurato, privo di frenate e accelerate brusche, necessario a salvaguardare il più possibile la ricarica e a non usurare troppo la batteria. Questo, naturalmente, incide in maniera positiva sul fluire del traffico e sulla diminuzione dei sinistri.
  • L’estrema silenziosità dei modelli elettrici, però, nonostante agisca in maniera considerevolmente positiva sulla diminuzione dell’inquinamento acustico, li rende spesso molto pericolosi per i pedoni, che non avvertono per tempo l’approssimarsi della vettura e non restano in allerta, rischiando d’essere investiti più facilmente.
  • Nell’ultimo periodo, infine, l’informazione ha proposto numerose notizie riguardanti incendi di vetture elettriche, forse – si dice – innescati proprio dalle batterie (nonostante ancora non vi sia evidenza scientifica della correlazione batteria al litio-incendio).

In generale, le versioni elettriche risultano ad oggi leggermente più sicure (seppur di pochissimo) rispetto a quelle endotermiche, in particolare per quanto riguarda la Safety Assist, che è di certo più avanzata nei nuovi modelli, il baricentro basso, il peso elevato, e lo stile di guida che richiedono.

I loro punti deboli risiedono, invece, principalmente nella loro silenziosità e nella tendenza (riscontrata nell’ultimo periodo, ma ancora priva di evidenze scientifiche) a incendiarsi.

Questo trend – ora debolmente positivo – comunque, si farà sempre più marcato, portando, nel prossimo futuro, le auto elettriche a superare di gran lunga, in sicurezza, la loro versione endotermica, grazie all’impegno posto dai produttori in questo mercato, che soppianterà quello tradizionale.

La manutenzione delle auto elettriche

I produttori di veicoli elettrici consigliano, come prassi, la manutenzione ogni 20/30mila km o ogni dodici mesi e un’attenzione rivolta, in particolare, agli pneumatici.

Sarà dunque necessario:

  • effettuare la rotazione periodica degli pneumatici e il controllo della loro pressione,
  • il controllo/la sostituzione delle spazzole dei tergicristalli,
  • il rabbocco del liquido di pulizia del parabrezza,
  • procedere con la classica revisione (la quale, però, non prevederà il test sulle emissioni e comporterà meno controlli),
  • il controllo del liquido di raffrescamento/riscaldamento della climatizzazione della batteria, che comunque dura attorno agli otto anni.

Dallo studio molto dettagliato condotto da  Sicurauto.it nel 2019, emerge che il risparmio che comporta la manutenzione di un’auto elettrica rispetto a quella di un veicolo a motore endotermico nei suoi primi sei anni è di circa il 75%, mentre il risparmio medio è del 42% (all’incirca 182 contro 314 euro).

Di certo si tratta di un vantaggio considerevole, che va annoverato tra i punti a favore nella scelta di una vettura elettrica.

La manutenzione delle auto ibride

Le auto ibride, invece, sono dotate sia di un motore endotermico che di uno elettrico. Per questo motivo si potrebbe pensare che la loro manutenzione comporti costi più elevati rispetto a quelli necessari per un’auto tradizionale, ma non è così: le spese, in sostanza, si equivalgono, nonostante il doppio motore.

Vediamo come mai.

Di certo, oltre alla manutenzione del motore tradizionale, ci sono i costi legati al controllo e alla messa a punto di quello elettrico, ma: le spese relative al motore elettrico, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, sono estremamente contenute e il motore termico di un veicolo ibrido è soggetto a un’usura minore rispetto a quello di una vettura endotermica, perché lavora con quello elettrico e quindi è sottoposto a un’usura minore. Questo comporta meno momenti di manutenzione e dunque contiene i costi. Ecco i dettagli:

  • i freni si usurano, in generale, meno rispetto a quelli di un’auto puramente endotermica, perché pur essendo molto simili, interagiscono in maniera differente con il rispettivo motore. I veicoli dotati di un motore elettrico (ibridi e totalmente elettrici) godono infatti di un sistema di rigenerazione (frenata rigenerativa) che comporta una minor usura delle pastiglie e un notevole recupero di energia in decelerazione;
  • per quanto riguarda la batteria elettrica, essa è progettata in modo tale da durare, in media, per tutto il tempo di vita dell’auto, quindi dagli otto ai dieci anni (il loro smaltimento, invece, resta un punto critico). Non si rendono necessarie, dunque, spese per la sua manutenzione, a meno che non si verifichino eventi eccezionali. Occorre, però, porre attenzione al liquido di raffrescamento e di riscaldamento, il quale, comunque, dura per ben otto anni. Le batterie delle vetture con motore elettrico, infatti, possiedono un sistema di climatizzazione molto raffinato e necessitano di raffrescamento quando si surriscaldano e di riscaldamento in caso di esposizione a temperature troppo basse;
  • gli pneumatici, infine, sono gli unici che si consumano di più risetto a quelli delle auto tradizionali. Questo accade perché queste vetture hanno un peso decisamente maggiore rispetto a quelle totalmente endotermiche (per via delle batterie) e hanno una maggior coppia nel motore. Per questi motivi, la pressione dev’essere ben calibrata, gli pneumatici devono avere una giusta resistenza al rotolamento ed essere particolarmente rigidi e silenziosi. Vanno dunque controllati e, se necessario, sostituiti con cadenza regolare.

Lo smaltimento delle batterie elettriche

È della Aalto University (Finlandia) lo studio secondo il quale le batterie al litio potrebbero essere riciclate in una soluzione di riutilizzo molto innovativa, quella che permetterebbe, per elettrolisi, di ricostituire gli elettrodi agli ossidi di litio cobalto (LiCoO2) delle batterie esauste, mantenendo intatta la struttura già esistente. In questo modo, esse potrebbero essere riconvertite nei veicoli o nell’illuminazione pubblica.

I costi per questi processi, però, sarebbero altissimi.

Per questo motivo, dunque, importanti case automobilistiche guardano già ai veicoli a idrogeno come alla soluzione più sicura e percorribile per il futuro.

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I migliori modelli di auto elettrica

Quali sono stati i migliori modelli di veicoli elettrici nel 2022 e perché?

Le caratteristiche più importanti necessarie a una e-car affinché sia idonea agli spostamenti urbani riguardano per lo più la compattezza (le dimensioni ideali, in genere, si ritengono attorno ai classici quattro metri), un buon rapporto qualità/prezzo, la praticità, e – volendo – un design accattivante. L’autonomia richiesta non deve essere necessariamente elevata, perché la frenata rigenera e si percorrono pochi chilometri al giorno. In città, peraltro, è piuttosto semplice trovare punti di ricarica.

Tra i modelli migliori sul mercato: Volkswagen e-up!, Fiat 500e, Honda-e.

Per le lunghe percorrenze: KIA EV6, Renault Mégane E-Tech, Hyundai IONIQ 5.

La conversione di auto endotermiche in elettriche: il Retrofit

Caso mai non si volesse acquistare un’auto nuova, ma si decidesse comunque di passare all’elettrico, si avrebbe l’opportunità offerta dal Retrofit. Si tratta di un kit (accreditato presso il Ministero dei Trasporti) grazie al quale è possibile convertire un mezzo con motore endotermico (a benzina o diesel) in un veicolo elettrico e omologarlo, grazie al Decreto Retrofit D. M. n. 219/2015, usufruendo anche di incentivi statali. Questo kit comprende: motore elettrico, batterie agli ioni di litio, l’elettronica di gestione, e l’interfaccia con la rete per la ricarica delle batterie. Una volta modificata l’auto, non sarà necessario procedere con una nuova omologazione, basterà, invece, solo aggiornare la carta di circolazione presso la Motorizzazione Civile. Così si sarà in possesso di un mezzo che è ancora il proprio, ma che abbraccerà la tendenza green europea.

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Ma quanto consuma un’auto elettrica?

Prendiamo in considerazione i consumi (dichiarati e reali) delle auto elettriche e vediamo se siano davvero vantaggiosi per gli acquirenti.

Gli elementi di valutazione determinanti quando ci si accinge all’acquisto di un veicolo elettrico sono:

  • l’efficienza,
  • l’autonomia,
  • i consumi.

Vediamo allora, in dettaglio, le loro caratteristiche e come si possano calcolare.

I consumi delle auto elettriche

Tenendo conto:

è emerso quanto segue.

In media, all’anno:

  • per un’auto endotermica si spendono 1.840 euro di combustibile;
  • per un’auto elettrica con ricarica da wallbox domestica, 540 euro;
  • per un’auto elettrica con ricarica da colonnina pubblica, 1.200 euro.

In linea generale, quindi, la scelta più conveniente sarebbe quella che ricade:

  • sui modelli full-electric con acquisto di wallbox domestica, la quale consentirebbe un abbattimento notevole dei costi sulla ricarica e dunque un’ammortizzazione del costo in esubero rispetto alla versione endotermica con una percorrenza di meno chilometri.
  • La spesa può poi ridursi in modo ancor più importante se si possiede un impianto fotovoltaico domestico: con l’energia accumulata si potrà ricaricare il veicolo quasi a costo zero.
  • E consideriamo gli attuali incentivi statali destinati all’acquisto di veicoli puramente elettrici (e ibridi), l’Ecobonus: per l’acquisto di auto full-electric con emissioni di CO2 comprese tra 0 e 20g/km, sono previsti 5.000 euro con rottamazione di vecchio veicolo, e 2.000 senza rottamazione (tetto massimo di spesa, 42.700 euro).

A fronte, dunque, di una spesa importante per l’acquisto del veicolo, si può fare affidamento su un ipotetico contenimento dei costi legati ai consumi.

Ma il consumo delle auto elettriche dipende comunque da numerosi fattori che vanno tenuti in considerazione:

  • il prezzo dell’energia elettrica,
  • lo stile di guida,
  • il contesto di utilizzo (urbano o extra-urbano),
  • il peso del veicolo,
  • la pressione degli pneumatici,
  • la capacità della batteria,
  • il recupero della batteria in fase di frenata e decelerazione,
  • la temperatura esterna,
  • l’accensione di riscaldamento e/o climatizzatore.

I consumi dichiarati dai produttori sono veritieri?

In fase di acquisto di un veicolo elettrico ci si chiede quanto siano realistici i consumi dichiarati dai produttori.

A questo proposito, per tutelare gli acquirenti, esiste l’obbligo, da parte dei costruttori, di dichiarare consumi e autonomia secondo un ciclo di omologazione standardizzato:

  • in passato si trattava del ciclo NEDC (New European Driving Cycle),
  • oggi del ciclo WLTP (Worldwide Harmonised Light Vehicles Test Procedures).

Le auto elettriche sono effettivamente ecologiche?

Nonostante le critiche:

  • le auto elettriche sono viste come una valida alternativa a lungo termine per un futuro più verde e sostenibile. Dopotutto, l’idea di base che i veicoli siano alimentati in modo più pulito e producano meno emissioni è tutt’altro che falsa.
  • L’unica cosa da notare è che, sebbene molti dettagli siano già stati modificati positivamente, c’è ancora grande margine di miglioramento. I fattori ambientali della mobilità elettrica devono quindi essere considerati nella loro totalità per consentire un equilibrio ben ponderato.
  • Il miglioramento nella produzione di batterie in vista di condizioni sostenibili nell’estrazione delle materie prime necessarie è solo un punto cruciale per un futuro più sostenibile.
  • Alimentate da energie rinnovabili, le auto elettriche sono più rispettose del clima rispetto ai motori a combustione e possono convincere in termini di basse emissioni.
  • Infine, i veicoli a bassa rumorosità sono una componente importante per città pulite con meno rumore e smog.

Se si ottimizzano i pochi punti critici nel tempo, le auto elettriche arriveranno ad essere completamente ecologiche.

Conclusioni sui consumi auto elettriche

Alla luce di tutte le considerazioni sin qui esplicitate, dunque, le auto elettriche consentono un significativo risparmio sui consumi rispetto alle auto endotermiche se:

  • si verificano tutte le condizioni ideali di utilizzo dei veicoli stessi;
  • il prezzo dell’energia elettrica resta contenuto a livello globale.

In caso contrario:

  • i consumi dell’elettrico potrebbero non essere ancora competitivi rispetto a quelli dell’endotermico, che, tutto sommato, consente comunque ancora di risparmiare, a fronte di condizioni di utilizzo dell’elettrico non sempre ideali.

I veicoli elettrici dunque convengono, nella flotta, nel 2023?

Nel 2023:

  • il costo d’acquisto dei veicoli green risulta ancora troppo elevato nel nostro Paese,

ma

  • il TCO dei veicoli elettrici e ibridi è decisamente minore rispetto a quello delle vetture tradizionali.

Perciò:

  • all’azienda conviene l’acquisizione (con la formula di noleggio a lungo termine più ancora che con l’acquisto) di vetture ibride e (soprattutto) elettriche.

Per quanto riguarda i veicoli commerciali green:

I più grandi ostacoli che frenano ancora le aziende di fronte all’implementazione di veicoli commerciali elettrici nella flotta sono:

  • il costo elevato di questi mezzi,
  • la disomogenea distribuzione delle colonnine di ricarica sul territorio italiano,
  • il prezzo dell’elettricità.

Per contro, però:

  • la presenza di incentivi sull’acquisto, assicurati fino al 2024,
  • la consapevolezza del notevole risparmio sul TCO

sono gli aspetti che spronano maggiormente i fleet manager all’acquisizione di veicoli commerciali a basse e bassissime emissioni.

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23.06.23

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L’auto e la ricarica elettrica come fringe benefit

L’auto elettrica o ibrida come fringe benefit conviene rispetto all’endotermica?

La ricarica in azienda è da pensarsi come benefit o come servizio?

Le auto green come fringe benefit

Tra i fringe benefit prediletti dai dipendenti, accanto ai buoni pasto, ecco proprio l’auto, la quale può essere concessa (come nella maggior parte dei casi) a uso promiscuo (sia per scopi lavorativi che personali, nel caso in cui il veicolo sia a noleggio o in leasing) oppure a uso personale (quando il mezzo è di proprietà dell’azienda).

Per i lavoratori, poter usufruire di un’auto in questa chiave è altamente vantaggioso perché non devono accollarsi le spese dell’acquisto/noleggio del veicolo, né tantomeno quelle relative alla manutenzione, all’assicurazione, al bollo, al carburante (se presente carta carburante fornita dalla compagnia). Si ritrovano, insomma, a utilizzare il mezzo per spostamenti legati al lavoro durante la settimana e a sfruttarlo per le proprie necessità nel tempo che eccede rispetto a quello lavorativo.

Tuttavia, pur essendo un servizio che agevola e motiva il dipendente, non è del tutto gratuito, proprio perché si somma al suo reddito. Sull’auto aziendale come fringe benefit grava dunque una forma di tassazione regolata dall’Art. 51 del T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

La tassazione dell’auto aziendale come fringe benefit: convengono le auto ibride ed elettriche?

Entrando, l’auto aziendale, a far parte – in qualità di fringe benefit – del reddito del dipendente, essa viene tassata. Ma in che modo?

  • Per gli accordi sulla concessione dell’auto come fringe benefit presi prima dell’1 luglio 2020, la tassazione si basa sulle tabelle chilometriche Aci (si tratta di tabelle pubblicate annualmente sulla Gazzetta Ufficiale. Vi si trovano i valori per tutti i veicoli esistenti sul mercato, suddivisi per tipologia, per motorizzazione e per il loro essere in produzione o meno): «è considerato reddito del dipendente il 30% del costo che deriva dal percorrere quindicimila chilometri in un anno con quel determinato tipo di automobile», recita la normativa.
  • Per gli accordi sulla concessione dell’auto come fringe benefit presi a partire dall’1 luglio 2020, invece, la tassazione dei veicoli a uso promiscuo è inversamente proporzionale al livello di emissioni dell’automobile in questione (più inquinano, più costano ai dipendenti).
  • Per i contratti stipulati dall’1 gennaio 2021, inoltre, grazie a un emendamento al Decreto Sostegni-bis, cambiano le soglie di pagamento, si allargano leggermente le maglie: se prima, ad esempio, la tassazione era del 30% alla luce di emissioni di CO2 comprese tra i 61 e i 160 g/km, ora quel 30% comprende veicoli con emissioni tra i 61 e i 190g/km. Per emissioni tra 191 e 230 g/km diventa del 50%, e sopra i 230 g/km, è del 60%. La soglia resta invece immutata per la tassazione del 25% (veicoli con emissioni tra 0 e 60 g/km).

Questo significa che le auto green, quindi a basse o bassissime emissioni (ibride ed elettriche) comportano una tassazione minima. Ecco il motivo per il quale, attualmente, sono le più richieste anche dai dipendenti. Pesantemente penalizzate, invece, le endotermiche con emissioni elevate.

Come calcolare il fringe benefit con il software di Avrios

Con il software di Avrios, il calcolo si fa estremamente semplice e rapido, grazie all’automatizzazione che la piattaforma offre:

  • le informazioni sulle emissioni vengono estrapolate tramite il numero di telaio, che è identificativo per ciascuna vettura. (Dal numero di telaio si ricavano infatti informazioni molto dettagliate su tutti gli aspetti del veicolo: colore carrozzeria, combustibile, tipo di cambio, configurazione, equipaggiamento, consumi, emissioni,…).
  • È bene, comunque, operare un doppio controllo, perché a volte il solo numero di telaio non basta (questo accade se, ad esempio, il costruttore non ha dichiarato tutti i dati relativi alle emissioni con estrema precisione).
  • Si caricherà, dunque, sulla piattaforma del software, anche il libretto del veicolo, che, sulla seconda pagina, al numero v.7, reca la specifica sulle emissioni della vettura.
  • Una volta noto, con precisione, il volume delle emissioni in grammi al chilometro, il software individuerà in autonomia, in pochi secondi, la classe di tassazione in cui inserire il veicolo concesso come fringe benefit al dipendente, in base agli aggiornamenti dei parametri operati dalla legge e dalle tabelle Aci e la proporrà già divisa nelle 12 mensilità.
  • Nel momento in cui si volesse avere il calcolo per l’anno successivo, poi, appena le nuove tabelle Aci saranno disponibili, Avrios, in autonomia, preparerà (sempre in pochi secondi) la cifra e la renderà disponibile accanto a quella passata, così che il fleet manager possa confrontarle direttamente.

I vantaggi del calcolo del fringe benefit con Avrios

Il software Avrios, dunque, grazie all’automatizzazione dei processi, consente:

  • di calcolare la tassazione dell’auto come fringe benefit in maniera rapida e sicura per l’anno in corso e per il successivo,
  • di escludere qualsiasi tipo di errore (legato invece al calcolo manuale),
  • di avere un enorme risparmio in termini di tempo (e, di conseguenza, di denaro per l’azienda).

La ricarica per i dipendenti come benefit o come servizio a pagamento

Come benefit

Offrire la ricarica dell’auto elettrica ai dipendenti come benefit (e come omaggio a clienti e visitatori) comporta:

  • una forte motivazione per i dipendenti;
  • la soddisfazione di clienti e visitatori, che si fidelizzano;
  • un ritorno importante in termini di immagine per l’azienda, in quanto si mostra attenta alla filosofia green e alle esigenze di dipendenti ed esterni.
Risvolti economici della ricarica come benefit per i dipendenti

Dal 10 giugno 2022, con la risposta ad interpello numero 329, l’Agenzia delle entrate ha predisposto che «la ricarica fornita gratuitamente dalla società al lavoratore dipendente per la sua auto elettrica, nell’ambito di interventi di welfare aziendale, non genererà in capo allo stesso alcuna tassazione aggiuntiva».

Ciò significa che la ricarica fornita gratuitamente al lavoratore dipendente per la sua auto elettrica non comporta un aggravio di imposte nella busta paga.

Come servizio a pagamento

Nel caso in cui, invece, l’azienda decidesse di proporlo come servizio a pagamento,potrebbe chiedere:

  • 1) che venga corrisposto un costo fisso a cadenza regolare da pattuire (in genere si tratta di importi contenuti, che si aggirano sui dieci euro al mese);
  • 2) che si contabilizzi l’effettivo consumo di ciascuno, grazie a colonnine “smart”, abbinate a tessere RFID (Radio-Frequency Identification, Identificazione a radiofrequenza), che funzionano con un sistema di tecnologia a riconoscimento automatico grazie alla presenza di un chip (basta avvicinare la tessera alla wallbox per attivarla).

Conclusioni

Installare colonnine di ricarica in azienda è dunque un punto fondamentale per la transizione della flotta all’elettrico e conviene alla società in virtù degli incentivi statali consistenti dedicati.

In genere, le società tendono a fornire questo servizio come benefit gratuito (almeno per un primo momento) ai dipendenti, per incontrare le loro necessità e per motivarli, e come omaggio a visitatori e clienti per fidelizzarli e avere un ritorno importante d’immagine.

In un secondo momento, è possibile anche pensare di far corrispondere un corrispettivo, perlomeno agli utilizzatori più assidui, essendo le cifre in questione significativamente contenute.

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Il bollo dell’auto elettrica

In linea generale, per le auto elettriche e ibride il bollo:

  • non è da corrispondere per i primi 5 anni dalla prima immatricolazione;
  • dal sesto anno, si paga una cifra pari a un quarto rispetto a ciò che si deve corrispondere per un’auto endotermica di pari potenza.

Ci sono però diverse eccezioni, in base alle regioni.

Vediamo allora tali eccezioni (come da tabelle ACI) sempre tenendo valida, se non specificato diversamente, la linea generale appena presentata:

  • Due regioni (Lombardia e Piemonte) hanno decretato l’esenzione a vita del bollo per le auto elettriche. Sempre in queste regioni, per le auto ibride: in Lombardia, l’importo del bollo viene calcolato moltiplicando i kW del motore endotermico per 2,58; in Piemonte, esenzione per i primi 3 anni dall’acquisto del veicolo se sotto i 100 kW.
  • in Campania: per le auto elettriche, esenzione per 7 anni dall’immatricolazione; dall’ottavo anno, pagamento di un quarto del bollo che si corrisponderebbe per un’automobile endotermica con le stesse caratteristiche. Le ibride con benzina e/o gasolio non pagano il bollo per 5 anni, mentre quelle con metano, per 3 anni.
  • In Emilia Romagna: le auto ibride non pagano il bollo per 3 anni.
  • In Lazio: per le auto ibride acquistate dal 1° gennaio 2023, il bollo sarà obbligatorio.
  • In Liguria: 3 anni di esenzione sia per i veicoli elettrici che per quelli ibridi.
  • In Veneto: esenzione di 3 anni per i proprietari di auto ibride.
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06.04.23

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Le prospettive legate all’elettrico di questo 2023

Vediamo quali saranno, per questo 2023:

  • gli incentivi statali (per l’acquisto di veicoli elettrici e per l’installazione di colonnine di ricarica);
  • le prospettive e le sfide a livello nazionale e globale (il costo dell’elettricità; i costi di produzione delle auto/delle batterie; il Global Price Cut – taglio sui prezzi a livello mondiale – di Tesla).

Incentivi per l’acquisto di auto elettriche (per privati e per piccole e medie imprese – comprese le persone giuridiche)

Il governo ha stanziato, per agevolare l’acquisto di mezzi a bassa emissione di CO2 (Ecobonus):

  • 650 milioni di euro per gli anni 2022, 2023, e 2024. Il bonus includerà l’acquisto, anche in leasing, di auto elettriche, ibride ed Euro 6, moto elettriche e il car-sharing.
  • Purtroppo, però, non sono previsti bonus per le flotte aziendali (le quali usufruiscono, invece, di incentivi per l’installazione di punti di ricarica interni all’azienda. Si veda paragrafo 1.2. del presente articolo).

Il bonus è diviso in base a tre fasce di emissioni di CO2 e può aumentare con la rottamazione di un veicolo più inquinante. Il decreto fornisce dati molto dettagliati. Sarà possibile ricevere:

  • fino a 5 mila euro di bonus con rottamazione di un veicolo di classe inferiore a Euro 5;
  • fino a 3 mila euro senza rottamazione, per le auto elettriche nella fascia tra 0 e 20 grammi di emissioni di CO2;
  • fino a 4 mila euro con rottamazione e fino a 2 mila senza, per le ibride plug-in con emissioni tra i 21 e i 60 grammi di CO2;
  • un massimo di 2 mila euro, solamente con la rottamazione di un’auto compresa nelle classi tra Euro 0 e Euro 5, per i veicoli con emissioni di Co2 tra i 61 e i 135 grammi.

Incentivi per i veicoli commerciali

Le piccole e medie imprese (comprese anche le persone giuridiche) che esercitano l’attività di trasporto di merci in conto proprio o in conto terzi, possono beneficiare di incentivi per l’acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 e N2, nuovi di fabbrica, ad alimentazione esclusivamente elettrica. Il contributo viene concesso con la contestuale rottamazione di un veicolo omologato in una classe inferiore a Euro 4.

(I veicoli N1 sono quelli destinati al trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5 t; mentre i veicoli N2 hanno massa massima superiore a 3,5 t ma non superiore a 12 t).

Ecco lo schema degli incentivi per i veicoli commerciali elettrici previsti negli anni 2022, 2023 e 2024:

  • 4.000 euro per l’acquisto di veicoli N1 fino a 1,5 t;
  • 6.000 euro per i veicoli N1 superiori a 1,5 t e fino a 3,5 t;
  • 12.000 euro per i veicoli N2 da 3,5 fino a 7 t;
  • 14.000 euro per i veicoli N2 superiori a 7 t e fino a 12 t.

Incentivi per installazione colonnine di ricarica (per aziende – e privati)

  • Come accennato, le aziende, in Italia, non possono approfittare degli incentivi sull’acquisto o sul leasing di auto a basse, bassissime o zero emissioni, ma di un altro tipo di bonus: il «Bonus Colonnine Elettriche» (gestito dalla società Invitalia, dovrebbe essere prorogato anche per il 2023 – il decreto attuativo si avrà in febbraio).
  • Il Governo e il Ministero della Transizione Ecologica hanno stanziato 90 milioni di euro per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture e punti di ricarica per auto elettriche (Decreto del Ministero della Transizione Ecologica del 25 agosto 2021).
  • Quest’iniziativa è dedicata ad aziende, enti pubblici, e privati che svolgono attività commerciali (quindi: persone fisiche che esercitano attività commerciali, artistiche e professionali e persone soggette all’imposta sul reddito delle società – IRES).

Il costo dell’elettricità

ARERA dichiara che:

  • «Con il calo delle quotazioni all’ingrosso dei prodotti energetici e l’attuazione da parte di ARERA degli interventi del Governo contenuti nella legge Bilancio, per il primo trimestre del 2023 il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela si riduce del -19,5%».

Ma aggiunge anche che:

  • «la variazione percentuale pur marcata del costo dell’energia elettrica non deve spingere a conclusioni affrettate, perché i mercati sono caratterizzati ancora da una marcata volatilità, la stagionalità inciderà sulle variazioni dei prezzi del gas e i valori assoluti rimangono ancora straordinariamente alti».

Quindi, sebbene un iniziale entusiasmo, è bene mantenere i piedi ben saldi a terra e attendere gli sviluppi del mercato globale, perché il prezzo potrebbe tornare a salire, incidendo, così, anche sulla mobilità elettrica.

I costi di produzione delle auto/delle batterie

  • Il prezzo dell’energia oscilla, a livello globale;
  • il prezzo della produzione dei componenti delle automobili e degli automezzi resta estremamente elevato;
  • il prezzo delle materie prime rimane ancora troppo alto, seppur in corsa per abbassarsi;

perciò i prezzi delle batterie per il 2023 e per il 2024 cresceranno insieme a quelli dei veicoli elettrici.

Il Global Price Cut (taglio sui prezzi a livello mondiale) di Tesla

Gli sconti di Tesla nel mondo

Tesla, con l’avvio del 2023, ha:

  • tagliato i prezzi dei suoi veicoli elettrici a livello globale fino al 20%,
  • messo dunque in opera un’aggressiva azione di sconto e di sfida ai concorrenti.

Elon Musk ha infatti riconosciuto che l’anno scorso i prezzi erano diventati «embarrassingly high» (davvero troppo alti) e che avrebbero potuto danneggiare la domanda. Le azioni hanno infatti chiuso nel 2022 in ribasso dello 0,9% dopo essere scese fino al 6,4%.

Tesla ha abbassato dunque i propri prezzi in tutto il mondo.

Conclusioni

Il 2023, in sostanza, non sarà ancora, per il nostro paese in particolare, un anno di svolta per l’elettrico, ma qualche spiraglio sembra aprirsi, tra:

  • timidi e sporadici cali previsti nel costo dell’energia e
  • una price war globale sui veicoli elettrici.

Occorrerà però attendere ancora qualche anno affinché l’auto elettrica non sia più un bene di lusso, come già accade nei paesi del Nord Europa (in Norvegia, su tutti).

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Il mercato delle auto elettriche usate

Il mercato delle auto elettriche è in sempre crescente espansione, in particolare in virtù della svolta ecologica auspicata dal piano del Green Deal Europeo che prevede «zero emissioni nette entro il 2035».

  • Ma cosa possiamo dire del mercato delle auto elettriche usate?
  • Conviene acquistare un’auto usata a zero emissioni?
  • Quanto valore perde?
  • Quali aspetti è bene valutare prima della transazione?
  • Ci sono vantaggi nell’acquisto di usato elettrico?
  • C’è mercato per le aziende che volessero vendere i propri veicoli elettrici?

Auto elettrica usata: cosa valutare per l’acquisto?

In fase di valutazione di un usato elettrico è bene prendere in considerazione questi aspetti:

  • SOC, State of Charge: Lo State of Charge, Stato di Carica, è la quantità di carica percentuale che la batteria è in grado di accumulare realmente dopo una ricarica completa in condizioni di temperatura ideali e di utilizzo ottimale. È un parametro molto semplice da controllare, perché è immediatamente visibile e si possono anche controllare sul libretto del veicolo, qualora non si sappiano con certezza, le condizioni di temperatura ideali da tenere in considerazione (di cui si è accennato poco sopra). Se il valore SOC non fosse del 100%, dunque, sarà bene valutare, anzitutto, la temperatura esterna e capire se sia o meno tra i valori considerati ottimali.
  • SOH, State of Health: Lo State of Health, Stato di Salute, è il livello di prestazione della batteria rispetto a quando era nuova. È un aspetto complicato da testare e richiede l’intervento di un professionista che sappia operare una diagnosi approfondita di tensione, autoscarica, resistenza, SOC, e così via. Non è sufficiente una diagnosi OBD faidate.
  • Garanzia sulla batteria: Prima di acquistare un veicolo elettrico usato è opportuna controllare se la garanzia del costruttore sulla batteria sia ancora in corso di validità o se stia per scadere/sia già scaduta, perché in caso di problemi, poi, si rischierebbe di dover spendere una cifra astronomica, addirittura più elevata rispetto al costo della vettura stessa. In caso in cui la garanzia stia per estinguersi sarebbe dunque bene evitare l’acquisto.
  • Usura batteria: L’usura della batteria dei veicoli elettrici dipende da diversi fattori: modalità/cura in fase di ricarica, stile di guida, condizioni climatiche.
  • Abbonamenti: Occorre controllare se ci siano abbonamenti già attivi o da attivare (valutandone il costo dovuto) presso la rete autorizzata del costruttore per poter continuare a utilizzare i servizi infotainment/connettività del veicolo.
  • Incidenti: È bene controllare se l’auto abbia subito incidenti importanti che potrebbero aver compromesso la batteria.
  • Chilometri percorsi: Pur non essendo determinante per lo stato della batteria, è comunque opportuno capire quanti chilometri siano stati percorsi dal veicolo e di che tipo (traffico urbano o extra-urbano), per capire a quanto stress generale sia stato sottoposto.

Quali sono i vantaggi dell’usato elettrico?

Considerando tutti gli aspetti fondamentali da valutare per l’acquisto di un usato elettrico, i vantaggi principali nel comprare un’auto elettrica di seconda mano risiedono principalmente nel:

  • prezzo relativamente basso dovuto all’importante svalutazione già dopo quattro anni dal primo acquisto;
  • essere in pronta consegna in una realtà, come quella odierna, in cui il mercato automobilistico costringe ad attese lunghissime;
  • costo basso dell’assicurazione delle vetture a zero emissioni;
  • poter circolare in zone interdette alle auto endotermiche a livello urbano.
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Auto elettriche usate: un mercato che conviene?
15.03.23

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Come modificare la Car Policy in caso di elettrificazione della flotta

La tecnologia automobilistica fa rapidi passi in avanti, le tendenze globali sono sempre più green e le flotte aziendali guardano in maniera ormai decisa all’elettrificazione, ossia all’includere sempre più veicoli elettrici (EV) e ibridi (PHEV) seguendo i dettami europei in materia di sostenibilità (in particolare, quelli del Green Deal che prevede «zero emissioni nette entro il 2035»).

Vediamo allora in che modo sia necessario adattare la Car Policy aziendale se il parco auto comprende veicoli a basse e bassissime emissioni.

  • Alcune sezioni potranno restare invariate (assegnazione veicoli; procedure per cambio di posizione lavorativa; idoneità alla guida; formula di mobilità; uso del veicolo; procedure per incidente; responsabilità azienda; responsabilità conducente; consegna e restituzione).
  • Altre sezioni dovranno essere aggiornate (emissioni CO2; scelta veicoli; auto aziendale come finge benefit; formazione dipendenti sull’uso di auto green; rifornimento; ricarica in azienda/domicilio dipendenti/colonnine pubbliche; ricarica come servizio o benefit).

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Car Policy aziendale: come adattarla alle flotte elettriche
21.04.23

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Come promuovere l’uso dell’auto elettrica tra i dipendenti?

Considerando i grandi vantaggi legati alla transizione della flotta aziendale all’elettrico e la necessità sempre più stringente a livello normativo europeo, è quindi necessario che le aziende promuovano l’uso delle auto elettriche tra i dipendenti, facendo di tutto per:

  • superare le loro remore,
  • incontrare le loro esigenze,
  • rassicurarli sui punti critici,
  • formarli correttamente affinché siano sempre più consapevoli in materia,
  • offrire loro bonus e incentivi per indirizzarli verso la sostenibilità.
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Auto elettrica aziendale: come promuoverne l’uso tra i dipendenti
12.06.23

Parole di:

Keep your fleet ahead with Avrios.

Take your fleet to the next level.